Cenni Storici
Duomo
Annesso alla Chiesa si trova il Palazzo vescovile che fu abitato stabilmente dal 1794, quando fu riconosciuta la Concattedralità con il Capitolo di Acerno, per cui il vescovo doveva risiedere per sei mesi a Montecorvino. Purtroppo il sisma del 1980 privò i montecorvinesi del bellissimo Duomo. [duomo] La Chiesa infatti sprofondò, si ripiegò sulle fondamenta riducendo in macerie altari, organo, fonte battesimale e tutto il resto. Rimase intatto il campanile, le statue dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, le cappelle del Crocifisso e del Sacramento, la Sacrestia. Grazie all'aiuto dei fedeli e al parroco Don Gerardo Senatore, nel marzo del 2002 è stato possibile, dopo 22 anni, rivedere aperto il Duomo. La Chiesa si divide in tre navate: quella centrale dove si nota, in primo piano, l'altare maggiore e sopra di esso la bellissima tela di Angelo Mozzillo, del 1803, raffigurante S. Pietro che riceve le chiavi del Paradiso. Ai lati dell'altare si trovano le Statue di S. Pietro e S. Paolo. Nella navata destra è situata la cappella del Crocifisso, fatta costruire dall'arcivescovo Venafra nel 1718, dalla quale è possibile accedere al campanile; molto bella è la maestosa cupola di questa cappella ed i quattro pennacchi raffiguranti gli evangelisti. Nella navata sinistra vi è, invece, la cappella del SS. Sacramento, fatta costruire dalla famiglia Ventriglia, dove giacciono le spoglie del vescovo Nicola Ventriglia, morto nel 1708 e del suo vicario, Cristoforo Crollalanza, morto nel 1705. Rivolgendo lo sguardo verso l'alto si può ammirare la cupola del SS. Sacramento, dipinta con schema ottagonale. Dalla navata sinistra si accede alla Sacrestia dove si può ammirare un variopinto soffitto: nella lunetta in fondo alla sala vi sono le Tre Marie ai piedi della croce; la composizione delle case nel verde sullo sfondo fa pensare alla Montecorvino di un tempo. Inoltre si può notare la scena della deposizione di Cristo nel Sepolcro e nella lunetta di fronte si ammira la Vergine col Bambino.Purtroppo non si conosce il nome del pittore per mancanza di documentazioni d'archivio.
Chiesa di Sant'Ambrogio
La chiesetta, databile tra il IX e il X secolo, rappresenta una pertinenza culturale del monastero di San Vincenzo al Volturno. Essa è caratterizzata da un’unica navata absidata (m.12,25 x 6,75) e conserva un prezioso corredo di pitture murali altomedioevali, eccezionale testimonianza di cultura longobarda in zona campana. Le più antiche testimonianze archivistiche che fanno menzione di questa chiesa dedicata a Sant'Ambrogio risalgono al Trecento. La decorazione ad affresco della chiesa, presumibilmente estesa a tutte le pareti interne, è andata in ampia parte perduta, ma gli elementi sopravvissuti nella zona absidale e sulle pareti laterali testimoniano cicli pittorici di grandissimo interesse. Tanto nel catino absidale che nelle due nicchie laterali si conservano frammenti di una decorazione pittorica posteriore, sovrapposta a quella primitiva in epoca successiva, probabilmente normanna. I resti di tale seconda fase pittorica sono visibili nella nicchia laterale destra, recante l'immagine frammentata di un Santo, ed in qualche punto della decorazione absidale ove si vedono ancora alcune parti di un arcobaleno sul quale era raffigurato, in posizione seduta, il Redentore, la cui figura è andata completamente perduta. Il notevole livello qualitativo del ciclo pittorico più antico, l'unico ben conservato, dimostra che esso fu commissionato da importanti personaggi dell’epoca. Nel catino absidale sono effigiati una Madonna con Bambino in trono tra i Santi Protasio, Ambrogio, Simpliciano e Gervasio; nelle nicchie laterali sono dipinte croci gemmate; lungo le pareti della chiesa sono visibili i resti di decorazioni a finte tarsie marmoree. In corrispondenza dell’attuale porta laterale d’accesso compare l’immagine sbiadita di una porta lignea in Trompe l’Oeil La Vergine in maestà del catino è seduta su un sontuoso trono. Prima dell'intervento di generale recupero della Soprintendenza, l’aula religiosa era ridotta allo stato di semirudere: priva di volta, del muro di facciata e di parte dei muri laterali. Dal restauro effettuato si è evidenziata la tecnica costruttiva longobarda visibile negli archi abside e nicchie laterali, con l'impiego di tufo alternato a listature di mattoni, che si ritrova analoga nella non lontana chiesa di San Vito a Montecorvino Pugliano (XI secolo).